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giovedì 24 aprile 2014

Una scuola diversa non solo a Parole...


DALLA TOSSICODIPENDENZA COME PROBLEMA, A UNA SCUOLA DIVERSA
 
Quando si parla di coinvolgere la scuola su problematiche riguardanti la tossicodipendenza, ci si trova a cozzare contro una realtà che spesso la teoria sopravvaluta. Se dalla scuola d’obbligo si esige un intervento formativo sul problema della droga, ricordo che questo è stato sempre svolto fino a pochi anni fa dall’insegnante di religione e che se oggi ci troviamo in questa situazione, significa che i risultati sono stati deludenti. Se invece si pretende dalla scuola un intervento informativo, ricordo che a seguito delle  campagne informative sulla tossicodipendenza compiute dal 1988 a oggi, queste non hanno avuto nessun risultato, anzi si è assistito sempre più ad un aumento di coloro che si sono in quanche modo avvicinati alle droghe, eroina a parte (che andrebbe trattata in modo molto diverso anche dall'opinione pubblica..che non conosce il fenomeno e lo sottovaluta). Basta visionare i dati dell'ultimo rapporto IARD per rimanere allibiti.

E se il 67% dei giovani dai 15 ai 24 anni  hanno fatto uso di droghe, si deve precisare che per molti sono solo droghe leggere, ma non va sottovalutato il 6% di giovani che hanno avuto a che fare con la cocaina...

 Questo prova che una campagna informativa non ha altro risultato che provocare la curiosità attorno a qualcosa di “trasgressivo” e come tale  “piacevole” per il ragazzo. Diverso sembrerebbe il discorso se ad essere coinvolte sono le scuole superiori, ma anche qui sorgono alcuni interrogativi, in quanto oggi gli adolescenti sono profondamente cambiati e hanno una profonda esigenza di esperimentare qualcosa di nuovo. Inoltre sono in un’età che li fa sentire superiori alla stessa droga e in grado di controllarla.  Eppure qualcosa bisogna fare. 
Qualcuno propone di effettuare qualche corso di aggiornamento per insegnanti e questo porterà certamente a dei risultati. Anche qui ho dei dubbi, in quanto chi è interessato a questi problemi già ha a disposizione moltissimi canali per il proprio aggiornamento, mentre chi si aggiorna solo per obbligo, tende a non applicare se non molto marginalmente ( e con effetti non sempre positivi) quanto ha appreso. Resta inteso che un discorso sulla droga può essere fatto in maniera costruttiva solamente da persone che abbiano un doppio requisito: da un lato lavorino con la tossicodipendenza e dall’altro abbiano facilità ad entrare in comunicazione con il mondo dei più giovani. Inoltre in un’età come quella della scuola d’obbligo ogni intervento sporadico rischia di essere ben presto dimenticato o, peggio ancora, rischia di assumere il medesimo valore di ogni altra informazione che uno stesso docente trasmette al ragazzo. Un altro problema è che oggi la scuola, dopo essersi isolata dal contesto culturale che l’ha lentamente emarginata, sembra divenire il toccasana di tutti i problemi riguardanti il mondo giovanile, in quanto si afferma: “almeno lì per diverse ore al giorno tutti devono andarci.” 
E allora ecco la campagna per le pari opportunità, la campagna per combattere l'omofobia, la campagna per combattere l'uxoricidio, la campagna per la shoa, la campagna per far conoscere la costituzione, la campagna per la lotta alla criminalità e la legalità, la campagna per il riciclaggio e chi più ne ha più ne metta. Si finisce per delegare tutto a una scuola che soffre di considerazione e in profonda crisi con in più la mancanza di fondi. 
Tenuto conto di tutto ciò  tento di formulare una mia ipotesi in merito per la scuola d’obbligo.

Oggi la scuola può ritrovare il proprio ruolo solo rivalutando l’exra-scuola come contesto utile e necessario per il buon esito della stessa scuola. 

Con extra-scuola intendo sinteticamente ogni proposta, a volte obbligatoria, rivolta agli alunni e gestita dalla scuola, ma che non ha  nulla da condividere con le tradizionali materie scolastiche. 

Questo tempo dovrebbe essere co-gestito con le altre agenzie presenti nel territorio (ente comunale, squadre sportive, centri educativi ed oratori, comunità, industriali ed artigiani, genitori specializzati in qualche disciplina con disponibilità di tempo,volontati,...). Sparirebbero i corsi a pagamento diretto, in quanto la scuola se ne farebbe carico, attuando  una diversificazione delle proposte, utilizzando meglio il proprio personale, valorizzandolo anche economicamente,  e avendo una maggiore capacità contrattuale con le stesse società sportive e non,  così da promuovere  corsi a modico prezzo accessibi a tutti, anche a chi non è ricco e oggi non può farli, ricevendo di conseguenza minori stimoli e aumentando il divario con chi soldi ne ha. 
All’interno dell’extra scuola si potrebbero creare nuove materie obbligatorie molto diverse dalle materie curricolari. 
Ad esempio  due ore settimanali che andrebbero a sostituire la vecchia “educazione civica”, ringiovanendosi anche nel nome ( ad es: scuola di socializzazione?). A questa nuova materia spetterebbe il compito di educare sia sulla stare insieme, sia sulla organizzazione sociale, sia su problematiche riguardanti il mondo giovanile. A svolgerla sarebbero i docenti in turnover; ci dovrebbe essere un’alternanza di proposte e di interventi (con contributi anche esterni), in modo da reinserire la scuola nella realtà esterna di cui sembra ancora avere paura, quasi un'invasione di alieni. 

Un altro esempio: per le elementari ci dovrebbe essere un'attenzione particolare al “buon” socializzare, imparando a coscientizzare i propri comportamenti (un po’ come fa lo scoutismo per i bambini dai 7 agli 11 anni).  Il gioco dovrebbe essere il filone portante di tutti gli interventi.
Nelle medie prevederei lo sport e la ricerca , con la produzione di gruppo e personale come filone portante. Si potrebbero affrontare gli stessi argomenti ogni anno ad uno stadio più profondo  (AIDS, Droga, Alcolismo, delinquenza,....) e la produzione di materiale da diffondere, fatto dagli stessi alunni.  E' un'età dove hanno bisogno di parlare e di essere considerati e devono avere modo di confrontarsi tra di loro.

In prima media curerei di più l’informazione, in seconda media l’attività di gruppo su queste tematiche e in terza media il confronto con persone provenienti dall’esterno e che lavorano in vari ambiti (ma non un intervento “sporadico” in quanto a questa età non serve). 
Per quel che riguarda invece i docenti, un loro coinvolgimento "sul campo" li porterebbe a conoscere di più i loro alunni diventando dei "facilitatori" alla loro crescita, degli adulti "Preparati" che divengono modello e che entrano in rapporto in modo diverso, senza perdere il proprio ruolo. Non tutti sarebbero obbligati ad essere coinvolti, ma quelli che "vivono e com-patiscono ogni giorno la scuola" avrebbero un maggior beneficio economico e psicologico.
Potrei continuare a lungo, concretizzare meglio le idee che ho qui espresso, ma  queste sono SOLO  poche battute di un discorso molto più dettagliato e lineare che ho in testa, sufficienti però a capire che l'EXTRA SCUOLA, OGGI UTILIZZATO PER FARE I COMPITI O PER STARE DAVANTI A UN COMPUTER A GIOCARE, può tornare a ESSERE LA RISORSA VINCENTE e ricollocare il giovane d'oggi che è l'uomo di domani al centro del sistema, senza sovraccaricare di aspettative le ore curricolari e senza fare interventi sporadici che trovano il tempo che trovano...(anche se meglio di nulla...)....O PEGGIO SENZA FARE SEMPRE DISCORSI TEORICI CHE NON PORTANO DA NESSUNA PARTE.

lunedì 7 aprile 2014

La società complessa



LA SOCIETA' COMPLESSA (tratto dal Libro di Milanesi)
 
1.   Non ci sono valori o istituzioni unificanti:
  • autonomia nei confronti dei valori e dei criteri
  • prevalenza della esperienzialità
  • espansione del soggettivismo (il valore uno se lo dà da sè)
  • pluralismo culturale 

2.   Pluralità dei modelli sociali o  schemi di comportamento:
  • Nessun gruppo sociale è in grado di agire e proporsi come punto di riferimento unificante.
  • Molteplici agenzie di significato. 

 L'identità non è configurabile con un modello storico da applicarsi ad una persona o ad un gruppo o a una istituzione.
L'identità è relazione e quindi è mutevole, flessibile.
 
3.   Cadono le evidenze etiche
Il principio fondante dei valori, delle relazioni, dell'appartenenza, è la soggettivazione.
Da qui una ulteriore frammentazione.
 
Questo modo di vivere ha dei riflessi anche sui modi di aggregazione.

Dove vi è un aggregato debole:
  • vi è maggiore aggregatività.
  • si cerca il tempo libero per vivere il disimpegno, il rilassamento ( a volte la scusa  "gioco perchè sono stressato o annoiato, ecc"...è in realtà un "gioco perchè mi piace giocare! L'impegno nel gioco diviene disimpegno dal reale, perchè mi dà più soddisfazioni."  MI TROVO nel GRUPPO PER GIOCARE INSIEME o parlare di gioco....)
  • difficoltà a pensare la vita come progetto e impegno
  • disponibilità a fare delle cose su tempi brevi.

domenica 6 aprile 2014

Ecstasy (o DMMA)


  I consumatori di ecstasy - ovvero i “raver”, come si definiscono i partecipanti ai techno-party - sono in genere i giovani del ceto medio, poco appariscenti, disposti a spendere parecchio per il tempo libero. Nel consumo di sostanze analgesiche o eccitanti le femmine in Germania e Svizzera hanno già superato i maschi e nel consumo di sostanze illegali, quali ad esempio l’ecstasy, li hanno quasi raggiunti. In Italia il maggior consumo avviene in Lombardia e nel Veneto. Dove in Europa si è tentato di arginare il fenomeno con la repressione, si è avuto l’effetto contrario, con problemi che vanno dalla mancanza del “corpus delicti” alla impossibilità di controllare la produzione, in quanto le sostanze che compongono l’ecstasy sono facilmente reperibili; tutto ciò a prova che la via da seguire è un’altra. Per qualcuno sembra che l’uso dell’ecstasy non possa essere impedito, per cui in primo luogo sia necessario limitare i suoi rischi: è questa la politica scelta dai Paesi Bassi, paese che ha scelto da tempo la via della legalizzazione delle droghe pesanti. Ma legalizzare significa per lo stato riconoscere la propria sconfitta di fronte a tutto il fenomeno droga, farsi promotore di morte per sconfiggere la morte. Un ulteriore problema è nel tipo di dosaggio delle sostanze che entrano a far parte dell’ecstasy e che essendo spesso prodotte clandestinamente, variano enormemente con tutti gli effetti collaterali a cui un dosaggio errato può condurre., anche se i casi di overdose sono quasi inesistenti. In Europa i massimi produttori sarebbero la Repubblica Ceca, la Slovacchia, la Polonia e gli Stati del Baltico.

 Storia dell’ecstasy
 L’MDMA venne brevettata già nel 1913 dalla compagnia tedesca Merck, forse come pillola dimagrante, poi abbandonata a causa dei suoi effetti collaterali. Ritornò alla luce nel 1953, quando l’esercito americano provò una serie di droghe per applicazioni militari (le dicerie dicono come siero della verità). Il padre dell’MDMA  è Alexander Shulgin, un biochimico americano, inventore tra l’altro di un famoso insetticida, che la sperimentò su di sè e su un gruppo ristretto di amici. Si presenta come un tipo aperto, che non cerca di fare proselitismo e, grazie alle sue conoscenze, continua tuttora indisturbato (anzi con la piena approvazione del governo americano) le sue ricerche. Un certo numero di esperimentatori psicoterapeuti parla dell’Ecstasy con entusiasmo, come di farmaco benefico. Nel 1984 questa droga era legale negli Stati Uniti e veniva usata ampiamente dagli studenti. Nel 1985 i mass media sollevano la questione attorno all’ecstasy e la Dea, l’agenzia federale antidroga americana, ne proibisce l’uso per un anno per decidere quale atteggiamento adottare nei confronti di questa droga, nell’attesa di ulteriori studi su di essa. Si apre un contenzioso giuridico-medico attorno a questa sostanza, contenzioso che è tuttora in atto in quanto non è ancora provato che l’uso farmaceutico del prodotto crei danni. Dal 1985 anche l’Icpo (ne fanno parte i paesi firmatari della Convenzione internazionale sulle sostanze psicotrope) delle Nazioni Unite mette al bando l’Estasi. Il numero di consumatori cala per un breve periodo, ma la creazione dei laboratori clandestini e la distribuzione del prodotto attraverso la rete criminale ne ampia nuovamente l’uso, spesso in accoppiamento ad altre sostanze. Nel 1991, dapprima attraverso i D.J. inglesi, l’ecstasy entra prepotentemente nelle discoteche di tutta Europa. La repressione porta la criminalità a creare nuove pastiglie che vengono vendute a prezzi inferiori come Ecstasy, anche se il miscuglio cambia leggermente nei dosaggi e nel colore, aggravando la situazione.

Cosa fa e come agisce l’Ecstasi
 Gli effetti sono molto vari: si ha una perdita della nozione di tempo con una maggiore riuscita nelle relazioni con le altre persone, si ha un sollievo della tensione muscolare e si è sciolti dalle paure, secondo i terapeuti si è persino in grado di affrontare dei ricordi traumatici senza terrore. Questo quando la sostanza viene assunta in dosi precise e sotto controllo del terapeuta, in un clima appropriato. La combinazione della sostanza con la musica e il ballo produce invece uno stato euforico simile alla trance, forse uguale a quello provato in rituali tribali o durante alcune cerimonie religiose. Sembra comunque che gli effetti collaterali non siano superiori a quelli provocati dalle anfetamine e dagli psichedelici. Ma l’Ecstasy non è per tutti: in qualcuno ha l’effetto contrario: depressioni, mal di testa, secchezza delle fauci, tensioni. Per quasi tutti vi è perdita di appetenza. In chi ne prolunga l’uso, possono apparire tic nervosi, nausea, crampi, emicranie. In tutti crea anche una maggior capacità di rapportarsi con gli altri, ma spesso l’MDMA viene sostituita con l’MDA (il cui effetto ha maggior durata: 8-12 ore contro le 4-6 dell’MDMA) o con l’MDEA (chiamata comunemente “Eve”), che hanno gli stessi effetti, ma non provocano nessun bisogno di rapporto con gli altri. Alcuni prendono l’Ecstasy insieme a LSD, in quanto sembra che una volta che il “viaggio” ha preso un andamento positivo previene “brutti viaggi” conseguenti l’LSD o insieme al 2-CB, una sostanza piuttosto simile all’LSD, ma che dura la metà del tempo. Tra i surrogati dell’Ecstasy esistono delle combinazioni vegetali propinate come sicure, ma in realtà più velenose della stessa Ecstasy e con effetti anfetaminici (tranne per l’efedra, dalla quale viene estratta l’efedrina, che fa sudare, provare i brividi sulla pelle ed è generalmente afrodisiaco). A livello medico l’Ecstasy agisce su un elemento chimico “neurotrasmettitore” del cervello, chiamato “5HT” o “serotonina” che influenza i nostri stati d’animo, esattamente come la adrenalina fa per l’attività fisica. La serotonina fa parte di una serie di neurotrasmettitori che bloccano o permettono il passaggio delle informazioni tra le cellule cerebrali. L’MDMA causa un rilascio di serotonina, aumentandone il livello al di sopra di quello normale, producendo un cambio di umore. Interessa anche aspetti del sistema di controllo corporeo quali la pressione sanguigna e la frequenza del battito cardiaco e, in misura più importante, la temperatura corporea. E’ l’aumento di questa in discoteche affollate la causa dei morti che si sono finora registrati. Le dicerie intorno a questa droga sul suo potere sessuale, sono false, in quanto la maggioranza di coloro che ne fanno uso hanno invece avuto l’effetto contrario. Generalmente viene eliminata la carica sessuale e si entra in relazione in modo intimo (senza alcun rapporto!) con chi ci circonda, maschi e femmine: è questo che ha fatto a volte dire che l’Ecstasy porterebbe anche all’omosessualità.

 Pericoli dell’Ecstasy
 A seguito di surriscaldamento corporeo creato dell’ambiente vi può essere il decesso, in quanto il singolo non si accorge di questo e si sa che al di sopra dei 42 gradi corporei il nostro sangue inizia a formare grumi che si attaccano alle pareti arteriose. Questo può capitare anche a temperature inferiori, ma  attraverso il coagulante che abbiamo nel sangue tutto torna normale. Sopra i 42 gradi l’emorragia è inarrestabile e la situazione peggiora dall’alta pressione provocata dall’effetto anfetaminico dell’MDMA e dall’attività fisica. Chi poi ha già problemi in questo senso è maggiormente a rischio. Si pensa anche (ma gli studi sono in atto) che l’Ecstasy assieme all’alcol possa essere molto dannosa per reni e fegato e possa portare a epatite o itterizia.. Ma uno dei peggiori timori è che l’Ecstasy possa creare danni cerebrali permanenti senza che i consumatori se ne possano accorgere. Secondo alcuni studiosi la sostanza distruggerebbe terminazioni neurali o sinapsi e col tempo i consumatori diverrebbero affetti da demenza senile, con perdita di memoria. Secondo gli studi americani su quindici anni di uso della sostanza sotto controllo non ci sono dati relativi a questo. Unico dato certo, ricavato dagli studi sui topi, è che dosi massicce di Ecstasy o accoppiamenti di questa sostanza con alcolici o droghe possa danneggiare le cellule cerebrali o, nel migliore dei casi, alterare la serotonina con periodi di almeno 18 mesi prima che l’organismo li riequilibri nuovamente, periodo dove l’individuo potrebbe essere soggetto a visioni, depressioni e altri sintomi anche senza l’uso della droga in questione. Una dose eccessiva prolungata nel tempo, può condurre a paranoia e depressione o spingere ad uno stato di apatia di fronte al mondo e alla propria vita. Per chi invece è già nevrotico l’Ecstasy crea una situazione drammatica. Un altro effetto è il senso di affaticamento quando l’effetto finisce. A livello sociale la mancanza di inibizioni conseguente all’uso dell’Ecstasy può portare a dire cose che non si sarebbero mai volute dire, ad innamorarsi di chi sta accanto in quel momento, a dire chiaramente al proprio partner cose sul proprio o sul suo conto che non si sarebbero mai volute dire, creando altri danni irreparabili.
  
Cos’è l’Ecstasy e da dove viene
 L’ecstasy in chimica si chiama MDMA o per dare il nome completo “3,4 metildiossi-N-metilanfetamina”. Per un chimico il nome descrive la composizione della molecola. La parola “metil” viene a volte abbreviata in “met” e la lettera “N” e i numeri “3,4” omessi, lasciando il più comune “MetileneDiossiMetilAnfetamina” (I “3,4”, indicano la maniera in cui i componenti la molecola sono legati assieme, poichè è possibile produrre un isomero con gli stessi componenti uniti diversamente). Alla stessa maniera le iniziali vengono a volte ridotte a MDMA, anche se ciò è antiquato e, naturalmente, ci sono i vari nomi “di strada”, quali E, adam, X, o empathy. Il composto non è un miscuglio di componenti, ma come l’acqua, è una sostanza pura, non una mistura. Quindi anche se il nome contiene la parola “anfetamina” e la legge si riferisce all’MDMA come “anfetamina psichedelica”, l’MDMA non contiene anfetamina. Gli effetti anfetaminici possono essere legati al rilascio di dopamina. Comunque, quello che viene venduto come ecstasy è molto spesso MDA (3,4, MetileneDiossiAnfetamina) o MDEA (3,4, MetileneDiossiEtilAnfetamina), anche conosciuta come MDE o eve. Anche queste sono sostanze pure.

venerdì 4 aprile 2014

Omosessualità e identità sessuale: cosa dicono alcune teorie...




Breve compendio su tematiche riguardanti l'identità sessuale.
 
Le trasformazioni che si verificano nel periodo puberale riguardano: il sistema riproduttivo, i caratteri secondari, il cuore e il sistema cardiocircolatorio.
Il così detto “salto della crescita” si riferisce: all’aumento improvviso del ritmo di sviluppo del peso e dell’altezza.
La formazione dell’identità sessuale, nell’adolescente, è in stretta correlazione con i cambiamenti biologici.
Nella teoria di Spanier, lo sviluppo del ruolo sessuale: implica l’acquisizione di ciò che in una certa cultura appare maschile o femminile.
Il termine “androgino” indica: uno stile di vita in cui si combinano qualità maschili e femminili.
La ricerca effettuata sulle esperienze sessuali dei giovani, ha evidenziato che l’età d’inizio del rapporto sessuale varia: dai tredici ai diciannove anni.
Alcune indagini condotte da ricercatori americani hanno accertato che: il 20-30% dei ragazzi ha avuto un contatto omosessuale durante l’adolescenza.
Nel periodo dell’adolescenza: diminuisce il comportamento omosessuale.
La consapevolezza “generica” della propria omosessualità: consiste nel riconoscere che sentimentalmente si reagisce diversamente dagli altri.
La consapevolezza “chiara” della propria omosessualità:  consiste nel riconoscere omosessualità dei propri sentimenti.
Rispetto alla scoperta della omosessualità dei giovani: il 10% delle madri reagisce col rifiuto.
Nella società attuale, il passaggio dei giovani all’età adulta: è un processo prolungato nel tempo.
Secondo l’approccio psicoanalitico alle problematiche adolescenziali: viene considerato soprattutto lo sviluppo psico-sessuale del soggetto.
Secondo l’approccio psico-sociale alle problematiche adolescenziali: l’attenzione viene posta soprattutto ai fattori ambientali.
 
Nell’ambito dell’educazione sessuale nella società anglosassone, lo Health Education Coucil propone: l’impiego di materiale visivo.
Il metodo delle “relazioni umane” è il metodo proposto dalla psicologa Laishley
Secondo la prospettiva “psicometrica”, nell’analisi dello sviluppo cognitivo degli adolescenti l’attenzione viene rivolta: alla determinazione del livello di funzionamento cognitivo del soggetto.
Secondo Piaget, il “processo di equilibrazione” consiste: nel processo di adattamento biologico attraverso l’interazione tra individuo e ambiente.
La  fase di adattamento detta “assimilazione”: consente all’individuo di influenzare l’ambiente e di modificarlo secondo le proprie esigenze.
Nella teoria degli “stadi di sviluppo”del Piaget, la fase detta “preoperazionale” consiste: nella capacità di produrre una rappresentazione interiore degli oggetti della realtà empirica.
Secondo il Piaget, i processi di ordinamento e classificazione sono presenti nella fase: della operazioni concrete.
Caratteristica del pensiero adolescenziale, secondo il Piaget: è sia la capacità di combinare le variabili e di trovare una soluzione a ciascun problema, sia la capacità di fare ipotesi sull’effetto di una variabile sull’altra, sia la facilità nel combinare e separare le variabili in modo ipotetico- deduttivo.
Gli studi di David Elkind hanno evidenziato che: alla base dell’egocentrismo adolescenziale c’è la capacità dell’individuo di considerare il pensiero degli altri.
Nell’ambito della “social cognition”, il “role taking” comporta: la capacità di decidere come l’informazione sociale o psicologica possa apparire agli occhi dell’altra persona.
Secondo la teoria elaborata da Kohlberg, nello stadio di sviluppo morale definito “pre-convenzionale”, il comportamento positivo: è quello che non incorre nella punizione.
Lo stadio di sviluppo morale definito da Kohlberg “post- convenzionale” considera positivo il comportamento:
conforme ai principi etici.
Nella sua interazione con l’ambiente sociale, l’ “identificazione” : somiglia all’apprendimento tramite osservazione.
Nella fase di assunzione di un ruolo, il processo di “sperimentazione” consiste: nell’apprendimento di tipo strumentale.
Per Erikson, generalmente la “crisi normativa” è una crisi di tipo transitorio.

giovedì 3 aprile 2014

L'apprendimento in sintesi: un compendio degli studi attuali e un punto di vista.


Apprendimento sociale e sviluppo della personalità.  

Nel delicato processo di sviluppo della personalità, Kohlberg individua: alcune fasi relative allo sviluppo morale.
Secondo la teoria “evolutivo-cognitiva”: esistono delle regole di elaborazione delle informazioni
Lo sviluppo della “competenza” è correlato soprattutto: allo sviluppo cognitivo.
Secondo una concezione “tradizionalista” del processo educativo: viene esaltato il valore formativo del sistema premio-punizione.
L’eccesso degli incentivi “esterni”, in campo educativo, può provocare: una sorta di coercizione.
L’effetto di “generalizzazione” consiste: in una modalità di risposta che provvede a ricompense uniformi.
Parliamo di “discriminazione”, a livello degli schemi comportamentali, quando: il comportamento viene rinforzato in presenza di certi stimoli e non di altri.
La “stimolazione avversiva”: è provocata da punizioni che non sempre possono essere facilmente descritte.
La ricerca sugli effetti della punizione ha dimostrato che: una stimolazione “avversiva” può accelerare il processo educativo.
Nell’ambito del processo educativo, un “rinforzo” continuo: aumenta la velocità di apprendimento delle risposte.
Nell’analisi delle caratteristiche della personalità è emerso che: l’ansia può dipendere da fattori genetici.
Un comportamento “aggressivo” può essere definito, in termini di valori: antisociale.
Il processo di “autovalutazione” ha inizio: nell’infanzia.
Il desiderio di riuscire in un compito (detto anche “successo”): è strettamente collegato al desiderio di acquisire competenze.
Gli psicologi che contestano la “teoria degli stadi”: considerano lo sviluppo cognitivo come un processo continuo.  
L’evoluzione della personalità, come processo, è più facilmente comprensibile: sulla base del principio dell’identificazione.
Durante il processo definito “identificazione riferita al comportamento”: il soggetto agisce secondo un preciso “modello” che percepisce simile a lui.
Nel processo definito “identificazione riferita al motivo”: prevale la tendenza ad emulare i genitori in base ad una disposizione generalizzata ad agire come un altro individuo.
Il processo di identificazione attraverso il quale il bambino si identifica col genitore del suo stesso sesso riguarda, in particolare: l’identificazione riferita al processo.
L’apprendimento che si verifica tramite l’ “osservazione” comporta: la ripetizione e la sistematizzazione di quanto osservato.
Per poter essere imitato, un modello deve possedere: oblatività, potere e controllo delle risorse, somiglianza con l’osservatore.
Nell’ambito del processo cognitivo e dell’apprendimento sociale, le “variabili personali”: forniscono indicazioni circa il modo in cui il singolo soggetto elabora schemi specifici di comportamento.
Il concetto di “competenza” si riferisce: all’insieme di abilità individuali.
Nell’ambito della cultura occidentale, l’ “aggressività” rappresenta, in particolare: una variabile della differenziazione sessuale.
Le così dette “reazioni difensive” rappresentano, per certi versi: un mancato adattamento alle nuove contingenze.
Il concetto di “identità” legata al ruolo sessuale si identifica: con la percezione dell’individuo della propria appartenenza sessuale.
Gli studi relativi al concetto di “dipendenza”, in rapporto alla differenziazione sessuale, hanno rilevato che: non è stato possibile riscontrare differenze di rilievo a livello di scuola materna.
A livello di funzionamento intellettuale e cognitivo, dagli studi effettuati su giovani americani è emerso che: le ragazze dimostrano una maggiore capacità verbale.
In merito alla “capacità analogica” degli individui è stato dimostrato: Che non c’è differenza tra maschi e femmine.
Uno degli effetti negativi prodotto dagli “stereotipi sessuali” riguarda la propensione delle donne ad evitare il successo.

Intervenire e riconoscere le tossicodipendenze


Sono stato per 5 anni educatore professionale in una comunità per tossicodipendenti e malati di AIDS...ho imparto molto su questo argomento con corsi che non finivano mai, ma soprattutto ho imparato molto dai ragazzi che mi erano affidati...ognuno di loro una piccola perla macchiata dal destino...



Intervenire con "LE TOSSICODIPENDENZE"
La farmacodipendenza rappresenta un fenomeno pluridimensionale derivante dalla somministrazione ed interazione di una vasta gamma di fattori , variabile da caso a caso, quali. fattori individuali, personali (intesi nel senso della complessa unità psico-fisica della persona), fattori familiari , fattori socio-ambientali.
Molteplice quindi deve essere il momento di intervento e comunque tale da coinvolgere tutte le componenti della collettività e non solo quella , per così dire  “tecnica”, rappresentata dal medico. Infatti l’intervento medico e/o di emergenza spesso è destinata a fallire se non inserito in una più ampia strategia d’azione , strutturalmente valida e finalisticamente  bene coordinata.
Le cause che portano all’uso e abuso di droghe sono molteplici, sul piano clinico sono individuabili diverse forme che differiscono tra loro non solo per l’aspetto della fenomenologia, ma anche perchè riconoscono fattori motivazionali diversi e diversa implicazione psicologica, comportamentale, individuale e sociale.
Distinguiamo:
Lo Sperimentatore
persona che ha avuto contatti sporadici con la droga o per curiosità o perchè non ha saputo o potuto sottrarsi alla pressione del gruppo di appartenenza.
Il Consumatore Occasionale
che ha esperienze saltuarie con la droga, che ha ancora la possibilità di astenersi se lo ritiene utile e necessario. In questo caso non vi è alterazione della struttura psichica e nei rapporti sociali.
Il Consumatore regolare
distinto in lieve, medio o forte a seconda del quantitativo consumato. Pur avendo desiderio ad assumere droga e quindi manifestando un certo grado di dipendenza psichica e fisica, riesce a mantenere rapporti interpersonali nel proprio ambiente
Il tossicodipendente 
questi prova un desiderio compulsivo o impulsivo ad assumere la sostanza procurandosela con tutti i mezzi e a tutti i costi, presenta forte dipendenza psichica e fisica, con notevole indebolimento dei legami ed interessi con la realtà che lo circonda con effetti lesivi individuali e sociali.
L’uso di droga provoca una patologia diretta, legata cioè alla tossicità specifica della sostanza, ed una patologia indiretta o secondaria, legata alle modalità di assunzione della droga.
 In sintesi:
a) Intossicazione acuta per sovradosaggio (over-dose);
b) Sindrome da astinenza;
c) Reazioni psicotiche, a breve termine da droghe psicolateranti;
d) Intossicazione cronica legate all’assunzione prolungata;
e) Complicanze legate all’assunzione per via parenterale:
-per azione di sostanze additive (talco, striknina,chinino)
-per uso di siringhe ed aghi non sterili (epatiti B-C), endocarditi (infezione a livello del muscolo cardiaco), tromboflebiti (coaguli di sangue a livello di grossi vasi sanguigni con conseguente interessamento dell’arto colpito), ascessi polmonari (infezione purulenta, formazione di pus a livello polmonare), infezioni veneree (es: lue = infezione a livello genitale purulenta ed altamente infettante),  tetano.
f) complicanze legate allo stile di vita del tossicodipendente:
-malnutrizione,
-processi infettivi HIV,
-lesioni traumatiche (inc. stradali o altro),
g) aggravamento di malattie o disfunzioni preesistenti e/o concomitanti.
La crescente diffusione dell’uso non terapeutico di sostanze stupefacenti ha fatto si che il VDS si trovi sempre più spesso chiamato ad affrontare situazioni di emergenza legate più o meno direttamente alla farmacodipendenza.
Tutte le droghe (vedi elenco) possono determinare uno stato di intossicazione acuta la cui gravità dipende sia dal tipo di sostanza, sia dal dosaggio ed ancora dalla via di somministrazione, grado di tolleranza, condizioni fisiche del soggetto, assunzione contemporanea o in aggiunta di altre droghe.
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Elenco delle sostanze che provocano più frequentemente intossicazioni


-Oppiacei     -oppio, morfina, eroina, metadone
-Stimolanti il S.N.C.           -cocaina, anfetamine
-Depressori il S.N.C.  (valium) -barbiturici, alcool, benzodiazepine
-Allucinogeni     - LSD25, mescalina, psilocibina
-Derivati anticolinergici  antistaminici -atropina, scopolamina, josciamina,
-Solventi inalati         -benzolo, toluolo, cloroformio.  
Si richiede l’intervento del VDS (P.S) per tre tipi di situazioni che possono presentarsi isolatamente o essere variamente associate:
-Sindrome da over-dose
-sindrome da astinenza
-sindrome da patologia secondaria.
Spesso non è facile individuare se il soggetto che si ha di fronte è un tossicodipendente, il suo grado di dipendenza (saltuario, cronico), la forma di dipendenza.
Può risultare utile.
-ritrovare addosso o nelle immediate vicinanze del soggetto : siringhe, fiale, lacci, tubetti di farmaci.
-valutare i segni di iniezione in varie sedi, il numero dei buchi può essere utile indirizzo sul grado di dipendenza.
-fibrosi (accumulo di tessuto fibrotico), delle vene delle braccia o delle gambe.
-lesioni cutanee (discromie).
-pustole (vescicole o bolle piene di liquido =pus)
-escare (zone circoscritte di cellule morte).
In genere le varie lesioni cutanee rilevano nel loro complesso che si è di fronte ad un forte consumatore, anche la valutazione del cavo orale può essere di aiuto:
-mancanza di qualche elemento dentario,
-carie diffuse,
-mancanza di igiene orale, ect.
possono indirizzare verso un tossicodipendente eroinomane.
-il rossore (iperemia) della mucosa nasale associata o meno a perforazione del setto è presente in coloro che assumono droga (cocaina) per via nasale.
-iperemia congiuntivale (rossore della congiuntiva oculare) o delle mucose orali si nota nei fumatori cronici di canapa indiana o suoi derivati e nei consumatori di inalati (solventi vari).
Una prima classificazione permette di distinguere tra paziente calmo e paziente agitato.
Se il pz è calmo, tranquillo o assente si può ipotizzare una recente assunzione di: eroina, barbiturici
o allucinogeni.
Se il pz è inquieto o agitato, tachicardico, talora febbrile, ansioso, irritabile, ostile sino alla aggressività è allora ipotizzabile l’uso di anfetamine o cocaina oppure di LSD oppure una sindrome da astinenza da barbiturici, eroina, marijuana.
a) Nel pz calmo si può riscontrare:
-coma, con diminuzione ed in alcuni casi abolizione dello stato di coscienza,con o senza depressione respiratoria (riduzione della frequenza respiratoria), cianosi (colorazione bluastra delle mucose), schok (riduzione della pressione arteriosa, riduzione del flusso sanguigno, confusione mentale, ect). Questo quadro può evidenziare un over-dose da oppiacei.
-miosi serrata (restrizione della pupilla)
-sonnolenza, apatia (indifferente, indolente), stato depressivo, idee suicide, questo quadro può rappresentare un’astinenza da anfetamine o cocaina.
-apatia estrema, distacco dalla realtà, può rilevare un quadro di consumatori di marijuana,
-senso di stordimento, cefalea, vertigini, possono rilevare un impiego di sostanze inalanti quali: benzine, solventi, colle da modellistica.
b) Nel pz “agitato” possiamo riscontrare:-ipertensione arteriosa (da anfetamine),
-fini  tremori a riposo ( da anfetamine, allucinogeni),
-tremori grossolani (astinenza da eroina, barbiturici),
-quadro psicotico (disordini del pensiero), (intossicazione da anfetamine , cocaina, marijuana),
-stato confusionale (intossicazione da anticolinergici =farmaci usati come preanestetici= atropina, scopolamina, iosciamina).Oltre ad un esame obiettivo, per meglio definire il tipo di intossicazione ci si avvale degli esami di laboratorio e strumentali; tali però vengono eseguiti in P.S. Il VDS può limitare il suo controllo alla: pressione arteriosa, alla frequenza cardiaca e respiratoria.
I provvedimenti generali d’urgenza sono rappresentati in P.S. da:
-lavanda gastrica: 
a tal proposito il VDS può:
·      valutare la perveità delle vie aeree,
·      applicare una cannula di Majo per evitare la retroversione della lingua o che questa rimanga impigliata tra i denti,
·      insufflare aria con l’Ambu e mascherina.
-trattamento e sostegno funzione circolatoria = utilizzare posizione trendelemburg = arti inferiori più in alto rispetto al torace e alla testa.-controllo della diuresi (valutare le eventuali perdite di orna e saperne valutare la quantità).
-controllo ipertermia,
-controllo delle convulsioni:
 INTOSSICAZIONE DA OPPIACEI
Gli oppiacei sono delle sostanze aventi azione farmacologica simile a quella della morfina.
L’oppio si ottiene dall’essiccamento del siero lattescente dei semi maturi del Papaver Somniferum.
Fanno parte degli oppiacei:
-eroina
-metadone.
La durata degli effetti degli oppiacei varia dalle 3-6 ore ed è più prolungata per il metadone (12-24 ore).
Gli effetti sono rappresentati da:
-nausea, euforia, senso di ebbrezza, depressione respiratoria, miosi.Il quadro del sovradosaggio =      over-dose = si manifesta in un duplice serie di segni:
-respiro lento che può giungere fino all’arresto respiratorio.
-coma, miosi serrata, brachipnea (riduzione della frequenza respiratoria), sono segni premonitori,
il secondo quadro è simile a quello dell’edema polmonare, con:
-tachipnea (aumento della frequenza respiratoria),
-dispnea (difficoltà alla respirazione),
-cianosi,  ipossia: inadeguata quantità di ossigeno trasportato ai tessuti.
Ciò si manifesta perchè gli oppiacei trovano come bersaglio primario l’apparato respiratorio.
-scompenso cardiaco acuto dovuto all’azione di alcuni adulteranti.
-avvelenamento causato da sostanze tagliata con grosse quantità di stricnina.
Il trattamento della Sindrome da over-dose si basa sulla iniezione endovenosa o intramuscolare di Naloxone cloridrato o Narcan.
Tale manovra è di pertinenza medica.
E’ necessario controllare il pz per le prime 24 ore in quanto gli antagonisti degli oppiacei hanno una azione minore rispetto a quella dell’eroina e metadone esauritosi l’effetto, il pz può precipitare nuovamente in uno stato di coma con depressione respiratoria.
Nel caso di soggetto non intossicato da oppiacei, l’utilizzo di antagonisti non si ha alcuno effetto  le le Crisi Di Astinenza: (eroina, morfina, metadone),
L’esordio avviene dopo un numero di ore dell’ultima assunzione che varia in rapporto al tipo di sostanza, essa aumenta di intensità nei primi tre-quattro giorni poi si attenua e scompare.
======================================================================
Grado di astinenza                 Sintomi
Grado 0                                 Necessità della droga, ansia.
 Grado 1               Sbadigli, sudorazione, lacrimazione, rinorrea (perdita di muco dal naso).
 
Grado 2                                 Peggioramento dei sintomi precedenti più:
          ·      midriasi (allargamento della pupilla), piloerezione,    contrazione   
           ·      muscolare, sensazione di caldo-freddo, dolorei ossei e muscolari,impotenza.
 Grado 3                                 Peggioramento dei sintomi precedenti, più:
                                              insonnia, ipertensione, febbre e nausea, irrequietezza.
 Grado 4                                 Peggioramento dei sintomi precedenti, più:
aspetto febbrile, vomito e diarrea, perdita di peso, ejaculazione od orgasmo spontaneo.
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 Il trattamento specifico consiste nella somministrazione di narcotici. Si utilizza il metadone a scalare, (attenzione all’assueffazione da metadone ha effetti  più pesanti nel caso di astinenza).
Particolarmente grave la sindrome di astinenza del neonato da madre tossicodipendente, si può avere sindrome convulsiva e morte. Anche per il neonato il trattamento consiste nella somministrazione farmacologica di: metadone a scalare, fenobarbital, clorpromazina.
 INTOSSICAZIONE DA STIMOLANTI IL S.N.C.
 Generalmente gli stupefacenti e stimolanti il sistema nervoso centrale sono:
-cocaina e anfetamine i quali creano nell’individuo:
Euforia, eccitamento, midriasi, anoressia, aumento dell’ attenzione, tachicardia, ipertensione, aritmie, tremori fini, logorrea (parlano molto in modo convulso), sudorazione.
Nell’Over-dose i pz si presentano con:
agitazione, ipertermia, psicosi acuta, convulsioni, collasso cardio circolatorio.
Gli stimolanti del S.N.C.  agiscono sui centri della termoregolazione inducono una vasocostrizione periferica ( riduzione del lume  dei vasi sanguinei a livello periferico)  e riduzione della dispersione di calore, per cui se vi è aumento della temperatura ambientale si può andare incontro a colpo di calore con ipertermia, convulsioni e collasso:
 TRATTAMENTO:
Il pz va posto in un ambiente tranquillo e fresco, ben ventilato, la ipertermia va combattuta evitando l’utilizzo di farmaci, si devono somministrare tranquillanti minori (Diazepam = valium)
In questa intossicazione può manifestarsi un quadro di psicosi acuto con delirio di persecuzione , iperattività, eccitazione, allucinazioni uditive. Il trattamento è prettamente farmacologico:
 INTOSSICAZIONE DA ALLUCINOGENI
 Sotto questa categoria vengono annoverati i seguenti stupefacenti:
LSD25, mescalina, psilocibina, datura.
Effetti da assunzione da questi stupefacenti:
agitazione, tremori fini, midriasi, tachicardia, ipertensione, allucinazioni, flash-backs, modificazione della percezione temporo-spaziale, reazione acuta di panico.
Nell’Over-dose:
Episodio psicotico acuto, “mancato ritorno”.
Caratteristica di questa intossicazione è la possibile insorgenza di flash-back (viaggi), che possono
manifestarsi anche molti mesi dall’ultima assunzione.
 TRATTAMENTO:
può essere sufficiente talora rassicurare il pz e tenerlo sotto controllo per qualche ora, somministrando benzodiazepina. Se persiste la sintomatologia il caso è di pertinenza psichiatrica.
 INTOSSICAZIONE DA DERIVATI DELLA CANAPA INDIANA
Sono da annoverare sotto questo gruppo:
Marijuana, hashish.
Effetti da loro Provocati:
Euforia, tachicardia, aumento dell’appetito, ridotta salivazione, irritazione delle prime vie aeree.
Nell’Over-dose si presentano con:
stanchezza, diminuzione dell’attenzione e della memoria di fissazione, alterato rapporto di realtà,
sindrome amotivazionale, aumento della glicemia.
 TRATTAMENTO:
uguale a quello per intossicazione da anfetamine e cocaina, nel caso di sindrome amotivazionale è necessario l’intervento psichiatrico.
 N.B. = Le intossicazioni da farmaci anticolinergici , inalati, depressori il S.N.C. sono stati trattati nel capitolo delle intossicazioni. 

Dedicato a tutti i paesi di montagna che vengono abbandonati.


Calizzano muore

Il vento soffia
tra i rami marciti d’una rosa
un tempo rossa è profumata
e che ora mostra a tratti
il volto sereno
d’una immagine di tomba.
Sui fianchi le prime ortiche
hanno ormai coperto la scritta
e già le formiche
vi hanno trovato ricca dimora.
Fango d’intorno…
fango e ricordi di fiori,
di  viali puliti
e d’una preghiera.
Ti domandi il perché
e  mentre t’allontani
non t’accorgi che passi
tra le rovine di quel paese
ch’avevi trovato
sui libri di storia…

Paese, paese abbandonato
su questa montagna:
i tuoi figli migliori
ti hanno lasciato, sono partiti
e tu…sei morto quel giorno
che chiuse gli occhi con te
l’ultimo uomo
che ti era rimasto fedele.

L'agesci e la Chiesa

Questo è un pezzettino di quella che fu la mia tesi di Laurea. Mancano gli sviluppi degli ultimi anni, ma qualche anno fa non esisteva su questo tema uno studio dettagliato nel panorama italiano. Essendo stato scout per più di 20 anni, in tutti i ruoli,  feci ricerche molto dettagliate e motivate sull'argomento, anche se poi non seppi sfruttare tutte le possibilità del lavoro effettuato (mi proposero di scrivere un libro, ma io da sempre sono poco propenso a "pensare troppo" per sistematizzare tutto.....)

  http://digilander.libero.it/orio8/images/SCOUT/B_POWEL2.gif
L’ elemento più evidente che caratterizza il modo originale di presenza dello scautismo cattolico nel panorama ecclesiastico italiano é certamente rappresentato dalla sua dimensione “laicale che si traduce nella piena assunzione da parte dei Capi di precise responsabilità nell’ambito educativo e nell’ambito della catechesi, all’interno della Chiesa, [e] ha costituito per molti anni qualche motivo di difficoltà verso l’ASCI e l’AGI prima, e verso l’AGESCI poi, da parte di vescovi e sacerdoti che tendevano a preferire nei laici scelte di pura collaborazione e obbedienza, rispetto al rischio di autonomi comportamenti”.[25] E’ capitato perciò in passato, e ancora può capitare oggi, che l’AGESCI, a causa di questa sua peculiarità, sia considerata dai vescovi quasi come una sorella ‘minore’ rispetto ad Associazioni e movimenti immediatamente legati alla guida e alle direttive della gerarchia ecclesiastica.[26]
Certamente non sono mancati in passato momenti di tensione,[27]ma se si tiene conto  del cammino fatto in questi ultimi anni all’interno dell’AGESCI e da parte di vescovi e sacerdoti, del fatto che un certo numero di genitori affida agli scout i propri figli più per motivi di ordine educativo o ricreativo che per altri motivi, della disponibilità dell’AGESCI a intervenire là dove è richiesto un notevole apparato logistico, della forte sottolineatura ecumenica dello scautismo, vediamo che il quadro se da un lato si fa più complesso, dall’altro acquista altre valenze positive. Non a caso lo stesso papa Giovanni Paolo II ha definito lo scautismo “un’Associazione di ‘frontiera’ a cui la Chiesa guarda con particolare attenzione”.[28]
Questo deve  spingere l’AGESCI, oggi più che mai, ad acquisire una dimensione missionaria e un’integrazione con  quelle realtà che, in particolare in ambito locale, si rivolgono agli stessi ragazzi da altri punti di vista; il tutto in una visione di intervento globale che mai va dimenticata. [29]Indicativamente l’Associazione prevede che il referente del Gruppo scout sia la Diocesi, mentre per le singole Unità il “riferimento più naturale è la Parrocchia”.[30]
I problemi ‘aperti’ nel rapporto con la Chiesa potranno essere del tutto risolti quando si imparerà a ‘sedersi attorno allo stesso tavolo’ per programmare insieme, il che vuol dire disponibilità all’ascolto da parte della parrocchia e della Diocesi, e recupero del senso di appartenenza alla Chiesa[31] da parte dei Capi.[32]
 
 


 Scautismo e Chiesa locale

 
La Comunità Capi vive all’interno della comunità ecclesiale con un proprio ruolo, che è quello di sviluppare l’azione educativa dello scautismo” e si “pone perciò all’interno della comunità cristiana con un ruolo di complementarietà”.[33]In particolare nei confronti della parrocchia assieme al diritto di avere uno spazio proprio, ha il dovere di impegnarsi con umiltà e coraggio per costruire il massimo di unità possibile, con una presenza attenta nei consigli pastorali e nelle varie iniziative di carattere educativo e quindi soprattutto nella catechesi”.[34]
“Una Comunità Capi può trovarsi:
·        inserita direttamente in una parrocchia: in questo caso, se la parrocchia ha un suo piano pastorale, la Comunità Capi cercherà di armonizzare i propri momenti specifici di catechesi con quelli offerti dalla parrocchia, evitando i doppioni e colmando le lacune che vi riscontra.
·        situata fuori da una struttura parrocchiale: in questo caso va tenuto presente che i ragazzi del gruppo hanno (o dovrebbero avere) anche rapporti con la loro parrocchia. Occorre prestare attenzione a non porsi come struttura parallela, ma educare il ragazzo a cogliere il valore della appartenenza a una Chiesa locale, territoriale, (più completa come immagine del popolo di Dio): così l’itinerario di catechesi del gruppo sarà integrativo a quello parrocchiale.
Una vera vita ecclesiale non si esaurisce mai in una sola comunità (che diverrebbe chiesuola) ma si apre continuamente alle altre Chiese: perciò diventa importante tenere conto delle linee pastorali diocesane, e delle indicazioni che vengono dalla Conferenza di tutti i Vescovi italiani”.[35]
Permangono tuttavia difficoltà, in particolare a livello parrocchiale. Infatti se da un lato ci si incontra con una realtà strutturata in un territorio ben circoscritto, dall’altro si ha a che fare con ragazzi che arrivano nei gruppi scout da più parrocchie di provenienza. Se la parrocchia offre una catechesi sistematica, il gruppo scout incentra il discorso formativo su un orizzonte più globale del ragazzo, in cui si inserisce certamente come elemento essenziale anche quello della crescita religiosa, ma non si riduce solo ad esso, in quanto il discorso educativo è molto più ampio. Cosa può dare quindi lo scautismo alle parrocchie? Nella misura in cui si aiutano i ragazzi a crescere nelle varie dimensioni della vita umana e a fare scelte di fede li si aiuta a  trovare la dimensione della loro vita quotidiana, che é  poi quella della parrocchia; se questo non avvenisse certamente sarebbe lecito dubitare dell’educazione religiosa di un determinato gruppo scout.[36]
Va riconosciuto anche in questo ambito un cammino che ha portato a proporre per il  Consiglio Generale del 1995 l’invito esplicito ai gruppi e alle Unità scout di ricercare rapporti costanti e costruttivi con organismi e programmazioni pastorali delle comunità locali, a cui prendere parte nei modi e nei momenti appropriati.[37]Infatti risulta da una indagine del 1991[38]che solo ¼ delle Comunità Capi lavorano all’interno di Consigli Pastorali Diocesani e ancor meno sono quelli che vi partecipano in modo attivo. Anche la partecipazione ai grossi momenti diocesani è del 50%, mentre sale notevolmente a livello parrocchiale. Un terzo delle Co.Ca. ha capi che svolgono un servizio di catechisti e 2/3 dei gruppi intervistati hanno Rovers e Scolte che prestano servizi in parrocchia.

 L’Azione  Cattolica e lo scautismo italiano

 
Il cammino dell’AGESCI è in diversi aspetti parallelo a quello dell’Azione Cattolica in quanto l’associazione scout nasce da ambienti di Azione Cattolica,[1]si rivolge a una fascia d’età abbastanza simile ed è spesso presente negli stessi ambienti. Fin dagli anni ’80, abbandonato “il triste cliché del passato: ‘ognuno per se’ ”  i rapporti “tra Azione Cattolica e AGESCI sono [divenuti] esempio di sintonia profonda che deriva dal convergere su due medesimi grandi obiettivi: educazione e formazione al servizio, scelta religiosa. Le metodologie adottate sono sicuramente diverse, ma forse proprio questo accentua la complementarietà tra le due Associazioni”.[2]Inoltre dal 1993 “si sono intensificati i rapporti precedentemente instaurati con il settore A.C.R. dell’Azione Cattolica”.[3]Da un primo momento di conoscenza reciproca, si é  passati ad un confronto sulla metodologia adottata nelle rispettive Associazioni fino ad approdare ad una riflessione/confronto sugli itinerari di catechesi per i giovani e gli adulti. Si sono avviati incontri a carattere trimestrale che “potranno condurre alla realizzazione di un momento seminariale più allargato rivolto presumibilmente ai formatori degli eventi nazionali che approfondirà il tema della figura/profilo dell’educatore - testimone della fede”.[4]
A questo vi è da aggiungere la formulazione di due progetti all’incirca nei medesimi anni: il Progetto Unitario di Catechesi[5] per l’AGESCI nel 1983 e il Progetto Giovani per l’Azione Cattolica nel 1988.[6]Certamente, da un confronto dei due progetti, si desume il problema da cui nascono tutti e due i progetti e cioè un problema di integrazione, o di solidarietà, tra fede ed esperienza a cui entrambi i progetti tentano di rispondere indicando itinerari, modalità, risorse da investire per raggiungere l’obiettivo. Nel PUC, che ha un taglio più catechistico, il problema è avvertito come problema di integrazione tra catechesi ed esperienza scout. Nel Progetto Giovani, che va al di là del problema catechistico, avendo un taglio più pastorale, il problema è in riferimento a come si può vivere un cammino di fede di A.C. nel rispetto, anzi nella profonda valorizzazione, dell’esperienza giovanile attuale.
 
 

CMagistero alla Catechesi dell’Agesci

 
Notevoli sono stati fin dal sorgere dello scautismo gli interventi del Magistero, in particolare su temi di educazione, servizio, formazione umana e fede. Da una attenta lettura dei testi pontifici sullo scautismo si deduce che, malgrado alcuni periodi di incomprensione, mai è mancata da parte della Chiesa la stima per questa “moderna ed originale iniziativa educativa”. [7]Certamente questo è dovuto anche al processo di integrazione nella Chiesa da parte dello scautismo e al cammino della Chiesa che, in particolare dopo il Concilio Vaticano II, ha rivalutato e specificato il ruolo dei laici. Dovendo fare delle scelte, ho preso in considerazione i più importanti interventi del pontefice Giovanni Paolo II e il recente intervento su ‘AVVENIRE’ dell’Assistente Ecclesiastico Generale dell’AGESCI, sua eccellenza mons. Arrigo Miglio, vescovo di Iglesias.
 
 

 Giovanni Paolo II: “L’uomo progettato su Cristo”[8]

 
Se da un lato il ministero petrino del papa polacco si è indirizzato ad una capillare attenzione alle problematiche mondiali, in particolare attraverso instancabili viaggi, dall’altro non è mancato un recupero della dimensione della ‘Chiesa Particolare’ con la scelta di condurre personalmente le visite pastorali alle parrocchie di Roma.[9]
“Pur non mancando i rapporti con i vertici delle associazioni scout più tradizionalmente legate alla Santa Sede [...] e con le strutture internazionali, è proprio nelle visite pastorali che si sono svolti il maggior numero di incontri di Karol Wojtyla con lo scautismo”.[10]Il tono di tali interventi è quindi più discorsivo e legato ad una catechesi che sa quasi di occasionale, che ad uno stile ufficiale. Gli argomenti trattati riguardano specialmente tematiche di tutto il mondo giovanile, quali:
“l’impegno (discorsi nn. 177, 179, 182), la gioia (nn. 177, 182), la giovinezza (nn. 186, 187, 202) o, ancor più concretamente, il campo (n. 176), il fuoco (n. 179), il cammino (n. 190), la vita nella natura (n. 196). Giovanni Paolo II dimostra di cogliere con istintiva simpatia (non priva - come già per Pio XI- di risonanze autobiografiche; cf. nn. 176, 186, 190) la specificità del linguaggio dello scautismo, ma nondimeno tende a inquadrarlo nella globalità delle espressioni pastorali che animano la pastorale diocesana, al punto che si fa talvolta difficile indicare i destinatari in una sola delle componenti associative rappresentate in una stessa parrocchia”.[11] Non dobbiamo qui dimenticare che tutti i valori naturali a cui si rifà Giovanni Paolo II nei suoi discorsi, traggono il proprio punto di forza dalla proclamazione della centralità storica e cosmica di Cristo, affermata con forza nella sua enciclica Redemptor hominis. In sintesi una ‘doppia fedeltà’ a Dio e all’uomo, senza contrapposizioni, a cui lo scautismo cattolico (ma a dire il vero tutto il mondo cattolico) è chiamato, evitando da un lato l’integrismo e dall’altro la perdita della propria specificità ecclesiale verso l’interno e soprattutto l’esterno della Chiesa.
 
 


Insegnamenti dai discorsi di Giovanni Paolo II 

agli Scout dell’AGESCI.

 
Due temi importanti che più volte si ripetono nei discorsi di Giovanni Paolo sono quelli della gioia e della serietà che devono animare tutto il mondo giovanile. Caratteristica della gioia è di esprimersi in un “modo di comportarsi semplice, sincero, diretto, e anche nei canti. La serietà è nell’impegno, umano e cristiano, nell’impegno apostolico”.[12]Questo può essere un punto di partenza per giungere a Cristo, vero fondamento della gioia e della serietà. Per questo diventa importante trasmettere quel sommo bene che è Cristo anche agli altri facendosi missionari nei propri ambienti.
Rivolgendosi al consiglio generale dell’AGESCI[13] il Papa invita ad avere una particolare attenzione all’interno del PUC per coloro che attraversano l’età dell’adolescenza. Invita l’Associazione a mettere al centro della propria catechesi Gesù Cristo come “guida ammirevole e tuttavia imitabile”, educando  “i giovani [ad avere] una visione della vita, in cui prevalgano i sentimenti di bontà, di vigore e di letizia, e un’esuberanza interiore che trabocchi in quella carità esteriore, che prende il nome di apostolato”. E’ quindi un forte invito a continuare a fare dello scautismo una “palestra per l’allenamento alle virtù difficili”, virtù che passano attraverso l’educazione all’essenzialità e all’austerità. [14] Ho già accennato al famoso incontro di Giovanni Paolo II con 13.700 giovani e Capi dell’AGESCI durante la 2a route nazionale Rovers e Scolte.[15]Nell’omelia egli parte dalla tematica tradizionale del cammino come immagine biblica che ha in Abramo un vivo esempio e che richiama la fede (n. 204,1-2). Da qui passa a delineare l’esempio di Paolo di Tarso, protettore dei giovani Scout, invitando ad avere lo stesso zelo ed entusiasmo per la causa del vangelo e per l’ideale del servizio compiendo scelte coraggiose cristianamente ispirate, sia sul piano sociale che su quello individuale (n. 204,3-4). Invita ad uscire dalla banalità per cogliere attraverso tutto ciò che lo scautismo offre quei valori che danno vero significato alla vita e dispongono all’incontro con il soprannaturale. Questo prepara all’esperienza di Cristo[16]e spinge alla missione.
Nel discorso di saluto dopo la Messa, [17]Giovanni Paolo II riprende questi discorsi e mette l’accento sulla centralità di Gesù Cristo, il ‘più grande educatore dell’umanità’. Anche qui ribadisce l’esigenza della testimonianza e intravede in tutti quei giovani ‘una parte molto preziosa della Chiesa italiana’. Questi temi, in vario modo, compaiono anche come caratteristici di tutti i discorsi successivi fino ai nostri giorni.
 

Dalle ‘virtù difficili’ l’educazione integrale[18]

 
Secondo sua eccellenza, mons. Arrigo Miglio, dietro lo scautismo cattolico c’è una particolare visione del mondo e della vita che trova la sua consonanza nella legge del Signore, di cui la legge scout é eco fedele. Nella storia lo scautismo ha ben presto accompagnato la cura particolare dei valori umani, la scoperta della natura e dell’ambiente, la ‘valorizzazione del proprio corpo alleato a saper dare sempre di più’, l’educazione all’essenzialità nell’uso delle cose, a uno  stile prettamente evangelico. Su questo humus si è sviluppata una spiccata sensibilità liturgica e un’attenzione privilegiata al ‘racconto’ biblico. Le idee conciliari in campo liturgico e biblico sono ormai patrimonio acquisito dell’Associazione, insieme alla consapevolezza di appartenere alla Chiesa come laici battezzati.  Richiamandosi al Patto Associativo e al PUC egli dice che l’Associazione chiede ai Capi una scelta piena e convinta di fede vissuta nella comunione ecclesiale, e offre ai ragazzi una proposta di educazione cristiana integrale. A suo parere ciò non sacrifica affatto la proposta educativa scout, ma anzi valorizza l’impegno per le ‘virtù difficili’. Inoltre  permette all’Associazione di stare su di una frontiera anch’essa caratteristica dello scautismo cattolico italiano: quella dove si incontrano ambienti cattolici e altri ambienti sensibili solo ai valori umani del metodo scout. Sua eccellenza mons. Miglio ammette che “l’amalgama non é sempre facile nè garantito, ma l’esperienza permette di verificare come non possa non incontrarsi ciò che é autenticamente umano con ciò che é autenticamente cristiano”. Infine due altri filoni su cui l’Associazione sta, a suo parere, molto lavorando in questi ultimi anni, sono: il “vivere la comunione ecclesiale cercando un inserimento sempre più organico nella propria Chiesa locale, e lo sviluppare l’impegno di catechesi nei gruppi curando la preparazione dei Capi”. Con questa particolare attenzione si sono mossi gli ultimi Campi Scuola nazionali per i nuovi Capi ( con oltre 2000 partecipanti l’anno) e gli incontri con gli Assistenti ecclesiastici a tutti i livelli. Certamente molto rimane ancora da fare, ma la strada che si è scelta fa guardare avanti con ottimismo all’Associazione e al servizio che lo scautismo cattolico italiano è chiamato oggi più che mai a rendere alla Chiesa.


[1]Cf DEL ZANNA, o. c., 11.
[2]BRUNI P., Un laicato attivo e aperto al dialogo, in Scout Proposta Educativa XI (1985) 42, 8.
[3]Consiglio Generale 1993. Relazione del Comitato Centrale, in Scout Proposta Educativa XIX  (1993) 10, art. 6.5, p. 21.
[4]Ibid., 21.
[5]Ne parleremo a lungo nella terza parte di questo lavoro.
[6]Cf  NEPI P., I nuovi progetti: per una unitaria e organica azione formativa e apostolica, in Presenza pastorale LIX (1989) 8/9, 141-146.
[7]MORELLO G. - PIERI F., o. c., 5.
[8]Ibid., 35-39.
[9]Ibid., 35.
[10]Ibid., 35-36.
[11]Ibid., 36-37.
[12]Ibid., n o 177, p. 261.
[13]Ibid., n o 183, pp. 266-268. Il testo è quello dell’udienza privata accordata dal Papa il 30 Aprile 1982 nella Sala Clementina ai circa 250 delegati dell’8° Consiglio Generale dell’AGESCI. Questo Consiglio Generale stava discutendo del PUC e verificando il frutto di due anni di lavoro su questo progetto.
[14]Ibid., p.. 267-268.
[15]Svoltosi ai Piani di Pezza dal 3 al 10 agosto 1986. E’ questa una località nel comune di Rocca di Mezzo (l’Aquila) ed é la prima partecipazione in assoluto di un papa ad un momento ufficiale dell’AGESCI. Egli giunse qui in elicottero da Castel Gandolfo; visitò il campo e celebrò la messa. I testi che riportiamo sono ricavati dall’omelia e dal discorso fatto al termine della messa.  Cf ibid., n o 204-205, pp. 289-297.
[16]”La vita comunitaria degli Scouts mira alla promozione della personalità, aiutando ciascuno ad essere se stesso e rendere cosi un servizio migliore agli altri. Nella route non c’è posto per la paura e la pigrizia che spesso tarpano le ali alle persone, riducendole ad uno stato di passivo conformismo. In essa tutto deve portare alla elevazione dello spirito. L’attenzione ad evitare ogni banalità, ogni grossolanità e ogni superficialità conduce via via a scoprire i valori umani e spirituali e a coglierne le ricchezze più recondite. L’escursione in montagna, i carrefours, il campeggio, la cerimonia della promessa, le messe al campo, i canti attorno al fuoco o sotto la luna sono altrettante occasioni che vanno al di là del fatto per diventare eventi che lasciano nell’animo una traccia indelebile e un insegnamento a cogliere in ogni persona, gesto e cosa quel significato che sfugge a chi e distratto o stordito in una concezione materialistica della vita. E’ ancora questa vita a contatto con la natura che insegna e rende possibile una ascesi, cioè uno sforzo, la fatica e il coraggio che sono necessari per una scelta concreta di vira veramente evangelica. Per questa via passa la conversione, che, in questi giorni, vi siete proposti di attuare sull’esempio di Paolo di Tarso. A questa luce le “scelte umane e cristiane”, saranno certamente valide e sicure, perché avete imparato a superare lo spessore talvolta impermeabile delle cose e dei rapporti umani, e a cogliere la trasparenza dello Spirito, che informa tutta la creazione e dispone l’anima al contatto con il soprannaturale. E’ questa la strada che conduce all’esperienza di Cristo”. (Ibid., n° 204).
[17]Ibid., n o 205, p. 294-297.
[18] MIGLIO A., Dalle ‘virtù difficili’ all’educazione integrale, in Avvenire, 12 agosto 1994, 14.

[7]Per  buona parte del paragrafo, cf ALBERICH EMILIO, Catechesi, in MIDALI M.-TONELLI R.(Edd), Dizionario di Pastorale Giovanile, Elle Di Ci, Leumann (To), 1989, 121-129.
[8]Ibid., 122.
[9]Ibid., 122.
[10]Cf AGESCI, Statuto. Aggiornato al Consiglio Generale 1993 (= Quaderni AGESCI, 1), Nuova Fiordaliso, Roma, 1993, art. 2, p. 21.
[11]CEI, Il Rinnovamento della Catechesi, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, 1993, art. 52.
[12]Cammino formativo personalizzato e globale del ragazzo. Di questo parlerò a lungo nella quarta aprte di questo lavoro.
[13]Cf ROSSI R., Animare l’educazione alla fede, in Supplemento a Scout Proposta Educativa X  (1984) 34, 12-30.
[14]Atti del Consiglio Generale 1994. Progressione personale unitaria e regolamenti, in Scout Proposta Educativa XX (1994) 25, mozione 29, art. 8, 47.
[15]Nell’AGESCI si è passati dal concetto di ‘Catechesi Occasionale’ al concetto di ‘Progetto Unitario di Catechesi’.     Cf anche BALLIS G. - ROSSI R., L’Assistente e il Progetto Unitario di Catechesi, in AGESCI, Scautismo ed esperienza di Chiesa,    o. c., 127-131.
[16]AGESCI, Statuto, o. c., art. 3, p. 29. Cf anche  p. 28.
[17]Ibid., 18.
[18]Idib., art.2, p. 3.
[19]Stabilisce le scelte fondamentali richieste per poter far parte dell’Associazione a livello di responsabilità educativa. ”Il patto associativo é la sintesi delle idee e delle esperienze via via maturate nell’ASCI e nell’AGI ed é il punto di riferimento per ogni successivo arricchimento. I capi e gli Assistenti Ecclesiastici si impegnano a rispettarlo accogliendone i contenuti come fondamento del loro sevizio educativo e come stimolo per la propria formazione personale.” ( Ibid., 18).
    “I Capi dell’Associazione hanno scelto di fare proprio il messaggio di salvezza annunciato da Cristo e ne danno testimonianza secondo la fede che é loro concessa da Dio. Gesù Cristo é infatti la parola incarnata di Dio e perciò stesso l’unica verità capace di salvare l’uomo. Questa salvezza, già manifestata nella resurrezione di Cristo, ci dà la speranza-certezza che ogni partecipazione alla sofferenza e alla morte di Cristo, nei suoi e nostri fratelli, é garanzia di quella vita che Egli ci è venuto a portare con pienezza. Siamo cosi uniti dall’amore di Dio con tutti coloro che hanno questa stessa speranza e ci sentiamo responsabili, nei limiti delle nostre capacità, di partecipare aIla crescita di questo corpo che è la Chiesa, in comunione con coloro che Dio ha posto come pastori.  Ci rendiamo conto delle difficoltà di partecipare alla vita di Chiese locali in cui ancora poco si sente lo spirito comunitario e avvertiamo il disagio di una realtà sociologica che talora ci presenta una cristianità intesa come “potenza del modo’’; per questo cerchiamo di essere, nella comunità ecclesiale, esperienza di continua conversione, ben sapendo che la nostra partecipazione non è motivata dalla soddisfazione umana, ma dalla fede. Per vivere questa esperienza di fede, che deve sempre crescere e rinnovarsi nell’ascolto della Parola di Dio e nella preghiera, ci riuniamo in comunità, che trovano il loro momento privilegiato nella liturgia eucaristica e che si sforzano di informare la loro vita a uno spirito di servizio, come espressione concreta della carità. La Comunità Capi e degli Assistenti Ecclesiastici propone dunque in modo esplicito ai ragazzi l’annuncio di Cristo: offre così una occasione perché anche essi si sentano personalmente interpellati da Dio e gli sappiano rispondere secondo coscienza.” (Ibid., 21).
[20]AGESCI, Progetto Unitario di Catechesi. Dalla Promessa alla Partenza, Ancora, Milano, 1983.
[21]Ibid., 17.
[22Ibid., 18.
[23]Ibid., 168-171.
[24]Ibid., 18.
[25]LOMBARDI G. - GRASSO G. , o. c., 41.
[26]Ibid., 41.
[27]Quando, ad esempio, “il Consiglio Generale del 1975 si trovò di fronte a un documento, elaborato dal Consiglio Permanente dell’Episcopato italiano, nel quale lo Statuto AGESCI inviato per l’approvazione non veniva approvato e allo stesso era richiesta una serie di modifiche”. Vi furono tensioni, ma poi prevalse il buon senso e nel 1976 il nuovo documento inviato ai Vescovi ricevette l’approvazione e un incoraggiamento. ( ALACEVICH A., Due problemi, per esempio...Fare route nella Chiesa,  in Scout. Proposta Educativa  XX (1994) 16, 33. Alacevich è stato responsabile centrale della Branca R/S dal 1984 al 1988).
[28]LOMBARDI G. - GRASSO G. , o. c., 47.
[29] “La Comunità Capi non é una comunità di vita ma una comunità di servizio educativo all’interno della comunità civile ed ecclesiale. La scelta cristiana nella Chiesa che i Capi compiono li impegna ad orientare la loro azione educativa secondo questa opzione ed a mettersi al servizio della Chiesa per la evangelizzazione e la iniziazione cristiana. Attraverso il ministero dell’Assistente, mandato dal Vescovo, la Comunità Capi fa parte di pieno diritto della Chiesa locale, medita la Parola di Dio, celebra l’Eucaristia e partecipa alla missione della Chiesa.” (PUC, art. 186, p. 127).
[30]MEZZAROMA  A. M.(Ed), Vai nella grande città...e grida. L’educazione alla fede in Agesci (= Collana Orientamenti), Nuova Fiordaliso, Roma, s.d., 148.
[31]In particolare nelle dimensioni sociologica, formativa, di iniziazione ai sacramenti, caritativa e celebrativa.
[32]MEZZAROMA  A., o. c., 148-149.
[33] “Un metodo educativo che mette in particolare evidenza lo sviluppo integrale dell’uomo nelle sue diverse potenzialità e di integrazione della fede e di tutta l’esperienza cristiana con la vita personale e quotidiana” ( PUC, art. 188, p. 127)
[34] “I Capi sono chiamati o ad integrare la catechesi parrocchiale [...] od anche a fare opera di supplenza quando la catechesi parrocchiale manca. (Ibid., art. 189, p. 128).
[35]Ibid., 128, art. 190.
[36] Cf AGESCI PIEMONTE-FORMAZIONE, Scautismo e Chiesa locale: un rapporto difficile, ma indissolubile,  in  La Traccia VI (1987) 7,10-11.
[37] Atti del Consiglio Generale 1994. Progressione Personale Unitaria e Regolamenti, art. 8, Mozione 30, in Scout Proposta Educativa XX  (1994) 25, 47.
[38]ALECEVICH A., Azione nel territorio e lettura dei segni dei tempi, in  Servire  XLV (1992) 4, 32-34.

Va riconosciuto anche in questo ambito un cammino che ha portato a proporre per il  Consiglio Generale del 1995 l’invito esplicito ai gruppi e alle Unità scout di ricercare rapporti costanti e costruttivi con organismi e programmazioni pastorali delle comunità locali, a cui prendere parte nei modi e nei momenti appropriati.[37]Infatti risulta da una indagine del 1991[38]che solo ¼ delle Comunità Capi lavorano all’interno di Consigli Pastorali Diocesani e ancor meno sono quelli che vi partecipano in modo attivo. Anche la partecipazione ai grossi momenti diocesani è del 50%, mentre sale notevolmente a livello parrocchiale. Un terzo delle Co.Ca. ha capi che svolgono un servizio di catechisti e 2/3 dei gruppi intervistati hanno Rovers e Scolte che prestano servizi in parrocchia.